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Volevo essere Madame Bovary. Libertà e contraddizioni al femminile.

Volevo essere Madame Bovary, in libreria da maggio 2022 per i tipi di Einaudi, è il quinto libro di Anilda Ibrahimi pubblicato a distanza di quattordici anni dal suo esordio di romanziera.

Volevo essere Madame Bovary. La trama

La protagonista del romanzo si chiama Hera, ha poco più di quarant’anni e sin da giovanissima rivolge al mondo uno sguardo curioso.
La ragazza vive nell’Albania governata dal regime, in una famiglia potentemente contraddittoria e l’unico modo che ha per viaggiare con l’immaginazione, è leggere tantissimo.
Hera vorrebbe essere proprio come le protagoniste dei libri che le capitano tra le mani, tutte infedeli e sensuali (con una fine tendenzialmente disonorevole). Vorrebbe vivere di un amore romantico, non imparare per forza a essere una brava donna di casa e le piacerebbe, più di ogni cosa, sentire il profumo della libertà.
Hera è convinta di voler condurre una vita priva di vincoli e di non voler formare a tutti i costi una “famiglia socialista”; cosciente di tutto questo, abbandona la sua nazione per trasferirsi in Italia, dove apparentemente trova la sua dimensione.

Fa ritorno in Albania dopo tanto tempo; è donna, ormai, è diversa e in parte realizzata. È soddisfatta? Torna nel suo Paese d’origine con Skerd, un uomo che non è suo marito: vive una relazione extra coniugale, senza alcun senso di colpa e quindi, proprio come Madame Bovary, una delle sue eroine, è un’adultera.

“So che Skerd è proprio il tipo di uomo che mi sono lasciata alle spalle. Eppure l’ ho incontrato di nuovo, forse è destino. Forse è giusto così, mi sta accadendo questo perché la vita vuole ripartire da dove io l’ ho interrotta”.

Si chiama amore il suo, una forma d’amore diversa, che però inizia a starle stretta; non si sente più sicura e rassicurata, il senso di appartenenza a un uomo non è più quello che sentiva fino a poco tempo prima. La sua bellezza sembra essere diventata l’emblema del pericolo e il desiderio, quasi una provocazione alla moralità. È prigioniera, dunque, della sua stessa condizione? Hera, già tempo prima, è scappata da una situazione degradante per il suo essere e ora sente l’urgenza di staccarsi da quello che ha tanto desiderato e voluto.

Le tematiche di base

Sono diverse le tematiche di base che contraddistinguono questo Volevo essere Madame Bovary e che, seppur diversamente strutturate, sono presenti nell’intera produzione libraria della Ibrahimi.
Il concetto di famiglia come valore imprescindibile, anche se non sempre favorevole alla crescita personale, la Storia d’Albania che culla quella narrata e che ne segna il percorso, e ancora, la potente altalena che volteggia tra il passato e il presente, trascinando il lettore in una specie di bolla temporale che rimanda e blocca.
L’impronta inesorabile del distacco tra le esistenze, che segna lo scorrere della quotidianità, compromettendo i sogni; la storia di Hera che riporta ad altre storie precedenti la sua, andando incontro a un ritorno alle origini.

Una generazione e due Paesi allo specchio

Hera è una donna di grande forza d’animo e determinata, fiera della sua risolutezza conquistata sul campo della vita e alla ricerca costante della propria dimensione. È un cavaliere senza macchia, orientata verso svolte concrete per la sua esistenza, che possano toglierla dall’imbarazzante situazione d’insoddisfazione.
La Ibrahimi, attraverso il percorso evolutivo e fortemente introspettivo della protagonista, vuole rappresentare quello dell’intera generazione di donne che ha vissuto durante il regime, quando il patriarcato tradizionale, per alcuni versi già di per sé alienante, è stato violentemente sostituito da quello socialista.

Due Paesi fanno da congiunzione nella vita della donna: l’Albania e l’Italia, due nazioni vicine e ancora troppo lontane. Dalla prima, fortemente stringente, la donna scappa lasciandosi alle spalle una realtà insostenibile e con essa svariati interrogativi, con l’unica certezza di rifiutare un mondo distante dalla sua natura. La seconda rappresenta il porto sicuro, l’integrazione, la mentalità garantista, non accusatoria, lontana il più possibile dal pregiudizio. È il Paese dove si rifugia ed è qui che crea la sua famiglia d’impronta occidentale e si realizza professionalmente, provando a riscattarsi.
In qualche modo, la donna trova quello che cerca, seppur priva della passionalità necessaria per poterlo adeguatamente assaporare.

La ricostruzione introspettiva

Hera è l’amante; ricopre un ruolo scomodo, additato dai più, anche se sembra essersi messa apposta dalla parte sbagliata della barricata, con il suo essere ribelle, la sua imponenza di donna che ama i bei vestiti, i tacchi, il trucco, l’essere seducente e al contempo profondamente introspettiva.
La Ibrahimi offre il profilo di una figura femminile evoluta e complessa, che sente, comunque, la necessità di ricostruirsi. Da qui, l’urgenza d’innescare una rivoluzione interiore, accompagnata dalla consapevolezza di dover riflettere su quello che le manca e su come si sia negativamente trasformato ciò in cui ha creduto fino a un attimo prima.

Hera medita partendo dal suo essere amante, da quello che prova e da quello che è, tracciando un nuovo percorso evolutivo, che pare incentrarsi sui sentimenti, ma che abbraccia l’intero suo mondo.
Non la spaventa confrontarsi con l’universo maschile, provando a superare i limitanti cliché che lo caratterizzano e cercando di andare oltre lo sguardo indagatore e giudicante, che spesso, donne come lei, amanti della grande bellezza, sono costrette a sopportare.

Volevo essere Madame Bovary. Alla fine

La penna della Ibrahimi è sicura, attenta, di una scrittura semplice, mai banale, lontana dalla ridondanza.
La lettura è scorrevole, anche se il filo del racconto qualche volta tende a perdersi nei passaggi temporali, prontamente ripreso dall’abilità narrativa della scrittrice.
L’autrice, in questo Volevo essere Madame Bovary, si focalizza ancora una volta su una figura femminile, rielaborando il concetto del senso di appartenenza come elemento di radicalizzazione e al tempo stesso come pericoloso legame con le proprie radici.
Non manca un importante riferimento alla memoria, posta a strumento dell’indagine oggettiva e interiore. Fondamentalmente, il volume è una creatura letteraria ibrida, una sorta di via di mezzo tra romanzo e memoriale, che amalgama Storia, racconto, introspezione e reminiscenze; è una maniera di narrare interessante, che però si allontana dalla capacità scribana della Ibrahimi, sensibilmente vicina a testi di una più corposa linearità, che le permettono di dare maggiore rilievo ai contenuti e alle emozioni, arrivando più agilmente al lettore.
La visione di ogni tematica affrontata è ben delineata e al tempo stesso nutrita da una “chiusura” che non lascia molto spazio per poter andare oltre il punto di vista della scrittrice.

Indubbiamente, anche in quest’ultimo lavoro, come in ogni sua opera, nonostante aleggi una leggera nuvola di ripetitività, le riflessioni dell’autrice sul profilo di donna e sui mutamenti dell’esistenza sono profonde e consegnate al lettore con una buona cognizione di causa.


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Scheda Libro


Titolo:
Volevo essere Madame Bovary


Autore:
Anilda Ibrahimi


Editore:
Giulio Einaudi Editore


Anno di Pubblicazione:
2022

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