Lo straniero - Albert Camus - recensione 1000x600

Lo straniero di Camus, indifferente e rassegnato

Lo straniero di Albert Camus. Un classico, uno di quei libri che occorrerebbe leggere ‘a prescindere’: che piaccia o no, che si ami o no Camus, che si adori o si detesti la letteratura francese. Segna il senso di estraneità dell’uomo del Novecento, quella stessa estraneità che ci portiamo dietro in questo terzo millennio, senza prospettiva, e senza nemmeno la ricerca di una prospettiva. Il protagonista del romanzo vive i suoi giorni in una apatia che lo rende immune dall’estremismo dei sentimenti, e così sarà fino alla fine.

Lo straniero, tra Algeri e la coscienza

La trama de “Lo straniero” si snoda attraverso episodi di vita quotidiana, in un’Algeri ancora dipartimento coloniale francese (il romanzo esce nel 1942 pubblicato da Gallimard): la morte della signora Meursault, madre del protagonista, vissuta dal giovane quasi senza dolore; l’arrivo di Meursault nella casa di riposo dove viveva la madre e il funerale; l’incontro con Maria, sua ex collega di ufficio, e l’attrazione verso la ragazza; la conoscenza con Raymond, un lenone vile e violento al tempo stesso; la lite con un gruppo di arabi e da lì l’episodio – trasfigurato nel sole algerino – che condurrà al finale.

La scrittura non accellera mai e si arriva alla fine quasi per inerzia, in una narrazione in prima persona – è Meursault che parla, con un tono diaristico che risulta quasi scisso, anch’esso straniero agli eventi terribili o banali che accadono.

… O forse ieri, non so

L’incipit de “Lo straniero“, arcifamoso, segna l’ottantina di pagine che seguono:

Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so

Limitiamoci a quella negazione: “non so”. Non tanto come ammissione di non sapere, ma come indifferenza, come apatia, come mancanza di senso. È la direzione del libro, è la risposta che ripete più spesso il protagonista, l’impiegato Meursault: non so; in fondo, che differenza fa? e se una differenza ci fosse, in qual modo potrebbe davvero cambiarmi la vita? E perché dovrei cambiare vita?

Esemplare il rapporto con Maria, la giovane fidanzata che chiede di sposarlo:

La sera Maria è venuta a prendermi e mi ha chiesto se volevo sposarla. Le ho detto che la cosa mi era indifferente, e che avremmo potuto farlo se lei voleva.

Leggetelo, questo libro angosciante, e vi sembrerà d’odiare il Meursault che è in voi, in tutti noi. All’inizio non lo riconosceremo, ci sembrerà distante anni luce la sua rassegnata incertezza, la sua morale di sopravvivenza così apatica e priva di passione; ma poi lo osserveremo meglio, ci sarà familiare il suo viso, i suoi gesti, le sue parole, e sarà allora che lo riconosceremo come parte di noi stessi e lo odieremo ancora di più.

Il sole di Algeri ne Lo straniero di Camus

La descrizione paesaggistica è parte fondamentale del romanzo: già nelle prime pagine, nella cronaca del corteo funebre, ci si renderà conto di quanto il dato esterno, la natura, i colori, siano importanti’, e non come panica esaltazione della vita in risposta alla morte, bensì come difficoltà, come sofferenza confusa, come sensazione di essere sempre fuori luogo, in un mondo che si fa fatica a percorrere:

Il sole aveva reso molle l’asfalto. I piedi vi affondavano e lasciavano aperta la sua carne luccicante. (…) Ero un po’ perso fra il cielo azzurro e bianco e la monotonia di quei colori, nero vischioso dell’asfalto aperto, neo sbiadito degli abiti, nero laccato della vettura.

L’elemento della natura che per due volte, in momenti cruciali, è presente come protagonista de Lo straniero tanto quanto gli esseri umani, è il sole. Lo è nella giornata del funerale della madre di Meursault, quel sole che “faceva sobbalzare il paesaggio, lo rendeva inumano e deprimente”, e lo è nella domenica mattina della gita al mare, di cui il lettore verrà a sapere più o meno a metà romanzo, e lo sarà nell’episodio cruciale del romanzo, dove troviamo una sinestesia – figura retorica che accosta termini che appartengono a sfere sensoriali diverse – per restituire al lettore il senso di accecamento, quasi di smarrimento:

Non sentivo più altro che il risuonar del sole sulla mia fronte (…)
È allora che tutto ha vacillato.

Camus il sole d’Algeri lo conosceva bene. Nato nel 1913 in Algeria, a Mondovi (oggi Dréan) in una famiglia poverissima, ebbe sempre il paese nord africano nel cuore, in modo anche contrastato, e quel sole che colpisce Meursault è lo stesso che vide il piccolo Albert quando da Mondovi si trasferì nella capitale Algeri, con la madre, dopo aver perso il padre, caduto nella prima guerra mondiale.

Comunicare col mondo non è possibile

Ci spaventa, Meursault, personaggio giovane, probabilmente belloccio e comunque piacente. Ci spaventa non per i suoi gesti clamorosi (perché non ne farà), né per le sue passioni scandalose (non ne avrà), ma per l’indifferenza al mondo esterno, per la solitudine radicale che significa, innanzitutto, incapacità, anzi impossibilità di comunicare.

Non c’è comunicazione con gli altri esseri umani, è questa la cifra del romanzo (problema che poi, in altro modo, Camus affronterà ne “La peste”): il protagonista non riesce a comunicare con sua madre “(…) tanto io che la mamma non ci aspettavamo più nulla l’uno dall’altro“, non comunica con Maria alla quale non riesce a offrire nessuna passione, non comunica nemmeno con Raymond che si vanta d’essere suo amico ma col quale ha un rapporto ambiguo, l’uno – Meursault –  amorale, l’altro – Raymond – immorale, non riesce a comunicare con giudici e giurati e neanche col suo avvocato.

Chi è lo straniero

Secondo il critico letterario Vittorio Giacopini, quello di Camus è un romanzo che va considerato soprattutto come una riflessione sull’incontro fra l’individuo e il mondo. Straniero è proprio l’individuo che entra in rapporto col mondo e che si sente cose straniero/estraneo a accettare con una sorta di attiva-passività ciò che gli accade. Si è stranieri perché si è incapaci di comunicare col mondo, perché si è sempre, necessariamente, soli.

Lo straniero film luchino visconti (1967)

Le curiosità letterarie

A Camus nel 1957 fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura.

Il 4 gennaio 1960 Camus muore, insieme al suo editore, Michel Gallimard, in uno strano incidente stradale. Molti anni più tardi, dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dei regimi comunisti dell’Est Europa, quella che all’epoca non era altro che una ipotesi ‘complottista’, oggi sembra confermata dalle prove: Camus fu ucciso in un attentato ordito dal Kgb, il servizio segreto dell’Unione Sovietica. Se sei curioso di questa storia, leggi qui.

Nel 1967 il regista Luchino Visconti girò un film, dal titolo omonimo, tratto dal romanzo, con protagonista Marcello Mastroianni nel ruolo di Meursault.

Nel 2015 esce per Bompiani “Il caso Meursault” dello scrittore algerino Kamel Daoud, un romanzo che dà nome e voce al secondo protagonista del romanzo, l’arabo che incontra Meursault, mai nominato da Camus.

Spoiler

Clicca qui per scoprire il finale
L’omicidio di un arabo, del tutto evitabile, conduce Meursault all’arresto e poi al giudizio del tribunale e, infine, alla condanna a morte che avverrà tramite decapitazione alla ghigliottina. Questo percorso, tragico nell’epilogo, è affrontato dal giovane con lo stesso senso di estraneità: non cerca scuse, non tenta di commuovere i giurati, non mente; lascia che inevitabilmente il giorno in cui sarà giustiziato si avvicini.

Da lettori, ci rendiamo conto che la condonna a morte è una pena sproporzionata, ma Meursault, che pure vorrebbe vivere, che pure ha presentato domanda di grazia, se ne fa una ragione:

“Ebbene allora morrò”. Più presto che molti altri, evidentemente. Ma tutti sannoche la vita non val la pena di essere vissuta, e in fondo non ignoravoche importa poco morire a trent’anni oppure a settanta…

E allora si comprende come lo straniero non possa che essere prigioniero, anche nell’unico scatto d’ira e di ribellione che avrà – nei confronti del prete che vorrebbe liberarlo dal peccato, anche nel momento finale, quando sembra acquietato e il pensiero, nelle ultime righe, torna alla madre, anche in quei momenti non c’è che la prigione, la stessa vita che non riusciamo a comprendere, lo stesso mondo dove nulla ha importanza. 


Lo straniero Albert Camus recensione 800x600 1Scheda del libro

Titolo: Lo Straniero

Titolo originale: L’Étranger

Autore: Albert Camus

Editore: Garzanti, 1976

Traduzione dal francese: Alberto Zevi

Prima edizione: Francia, Gallimard, 1942

Prima edizione italiana: Bompiani, 1947

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