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I selvatici di Sarah Savioli, ascoltare per sentire: il sentimento involontario dell’empatia

“I selvatici” è il tanto atteso quarto episodio scritto dalla nostra Sarah Savioli che vede come protagonista Anna Melissari, la detective che parla con piante e animali e io, sinceramente, non vedevo l’ora di avere questo libro tra le mani.

Pubblicato per Feltrinelli in giugno 2023, segue “La banda dei colpevoli” (2022), “Il testimone chiave” (2021) e “Gli insospettabili” (2020 e libro d’esordio). Tuttavia non risulta necessario aver letto i precedenti per godersi quest’avventura dato che le quattro storie, nonostante abbiano gli stessi personaggi principali (la famiglia di Anna e i suoi colleghi), sono tra loro indipendenti. Ognuna tratta un caso giallo nel quale l’Agenzia investigativa Cantoni verrà sollecitata a collaborare e, grazie alla particolare caratteristica di Anna, risolvere.

I selvatici, la trama

Yasser è sparito.
Ecco perché l’agenzia Cantoni viene chiamata in soccorso, rappresentando per Anna la sua prima trasferta. Cecilia e Tullio sono i proprietari di un rifugio tra le montagne di Ferlico, negli Appennini, che accoglie persone in fuga da paesi difficili, nel quale viveva anche Yasser: un ragazzo siriano a cui tutti volevano bene.
Anna, la cui dote speciale è poter comunicare con animali e piante grazie a quella che lei chiama “macchietta nella testa”, sembra perfetta per questo incarico data la flora e fauna presente in quell’ambiente; se non fosse che si ritrova schiacciata dall’impatto del frastuono che proviene dal bosco, al quale difficilmente resiste tra uno svenimento e l’altro.

In suo aiuto ci sono sempre il collega (e capo) Cantoni e il fedele alano Otto, che la sostengono mentre lei piano piano riesce a prendere confidenza con l’imponenza di voci a cui è sottoposta.
La squadra, con l’aiuto di molti testimoni insospettabili, riuscirà a fare chiarezza sul caso mentre impara (e insegna pazientemente a noi) ad accogliere il prossimo indistintamente, con le sue gioie e i suoi dolori.

“I selvatici”: un contesto più inclusivo tra integrazione ed empatia

Sarah Savioli nel giallo “I selvatici” riesce a creare un connubio d’effetto tra due temi profondi e attuali: immigrazione ed empatia.
Lo sfondo della storia è un rifugio di migranti che attendono di ricevere il diritto d’asilo; viene fatta luce su quanto esso sia necessario, indispensabile e bramato per permetter loro di costruirsi una vita, lasciando alle spalle gli incubi da cui vengono.

Gli abitanti di Ferlico, sebbene all’inizio un po’ restii (e alcuni continueranno ad avere pregiudizi, definendo i rifugiati “quelli là”), convivono pacificamente, lasciando persino le porte delle abitazioni aperte. Ciò fa riflettere Anna e di conseguenza il lettore: “La porta è aperta, vuol dire che nulla ha spaventato tanto da cominciare a sbarrarla”.

Anna fronteggia, durante la sua trasferta, il caos indotto dalle voci del bosco che invade la sua testa, il grido di animali e piante di Ferlico. Capirà, a tempo debito, che quella è la loro sofferenza e che era lei a non volerla sentire. Imparerà così ad accoglierla, insieme ad un’importante lezione di vita.

Questa situazione mi ha fatto immediatamente riflettere su un tema a me vicino: l’empatia.
Cos’è? Ci sono molte definizioni di autori diversi ma la più comune e completa è che l’empatia coinvolge sia processi emotivi, in quanto consiste in una risposta emotiva verso l’altro congruente con la percezione del suo stato d’animo, che cognitivi, perché è un processo di assunzione di prospettiva.

Con una definizione meno scientifica: l’empatia è la capacità di capire l’altro, mettersi nei suoi panni, e si associa solitamente ad una situazione di difficoltà dell’altro. Banalmente, se la persona con cui mi sto interfacciando è felice, anch’io proverò gioia empatica, al contrario se sta soffrendo condividerò con lei questo dolore.
Ed è quello che Anna, inizialmente, non riusciva a fare.

Mettersi in ascolto per sentire davvero

In psicologia questo fenomeno empatico viene chiamato da Batson “personal distress” e accade quando la sofferenza dell’altro provoca in se stessi angoscia, quindi ci si allontana da lui per non sentirla. Per Hoffman si tratta di “overarousal empatico” e lo definisce come un sentimento involontario che occorre quando il sentimento condiviso dall’osservatore diventa così carico di dolore e intollerabile che si trasforma in disagio personale, che porta l’individuo ad allontanarsi dalla situazione.
Anna possiede la forza d’animo di riconoscerlo e ammetterlo.

Il dolore richiamato dal bosco era così forte e condensato che la protagonista non riusciva ad ascoltarlo, ad immergersi nella natura, e quindi si allontanava, tornando a casa al sicuro tra quattro mura. Non riusciva a mettersi in ascolto di un pubblico così grande. Quando però, grazie ad un “selvatico”, riesce ad accoglierlo, si fa tutto più chiaro: sempre caotico nella sua testa (perché sentire un gran coro di voci non dev’essere facile) ma comincia a distinguere cosa il bosco dice e adotta subito un comportamento d’aiuto.

Con le parole di Sarah, o meglio, di Anna: “Era una sofferenza così grande che per salvaguardarmi mi chiudevo le orecchie anziché elaborare quell’urlo di aiuto, lo vivevo solo come qualcosa da rifiutare. Non dovevo abituarmi a gestire un chiasso fastidioso, dovevo capire un urlo di dolore, accogliere una richiesta d’aiuto”.

La capacita di comprendere senza commiserare

Ho apprezzato particolarmente l’intenzione di Sarah Savioli di sensibilizzare i lettori su questi temi in quanto ritengo essere una delle migliori a poterlo fare, per la sua capacità di rapire il lettore unendo il serio al dilettevole, la riflessione all’ironia. L’autrice riesce perfettamente nella sua missione, senza sfociare mai nella commiserazione e anzi rimproverandosi, nei panni di Anna o talvolta di Cantoni, quando stava per accadere.

“Piantala di considerarli poveretti per cui loro sono sfigati e tu sei commossa e buona e comincia a considerarli esseri umani che semplicemente hanno avuto una storia differente dalla tua. E forse se facessimo tutti così cominceremmo a sentirli vicini, con la sensazione che essere nelle loro condizioni è davvero un attimo e la pianteremmo di far le guerre buoni e cattivi sulla loro pelle. Sono persone con i loro aspetti positivi e negativi! Rispettale come tali, come fai con qualsiasi vivente che ti trovi di fronte, tutto lì.”
Perché alla fine siamo tutti sotto lo stesso tetto che l’astronomo studia.


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Scheda libro I selvatici

Titolo: I selvatici

Autore: Sarah Savioli

Prima Edizione: giugno 2023

Editore: Feltrinelli

Anno: 2023


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