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Donna con libro di Bianca Pitzorno. Nell’esperienza di leggere, il legame tra vita e parola

Si può aprire un cuore come un libro?
Certamente, basta munirsi della granitica pazienza degli intenditori e dell’entusiasmo bulimico dei neofiti.
Doti, queste, entrambe utilissime per chi decida di sedersi a chiacchierare amabilmente con una tra le migliori padrone di casa della letteratura contemporanea. È lei stessa a venirci incontro, a tenderci la mano sulla soglia di un libro che è un’autobiografia in controluce. A invitarci a entrare.

Donna con libro, la trama. Bianca Pitzorno e la magia di leggere

Il merito indiscusso da tributare a Bianca Pitzorno autrice di Donna con libro. Autoritratto delle mie letture (Salani) è di non essersi risparmiata scegliendo di schiudere il proprio, di cuore, nella maniera più generosa ma anche più esigente, ai lettori che la seguono con affetto da tanto tempo, ma anche a coloro i quali potrebbero non conoscere per filo e per segno ogni nodo della sua traiettoria di vita e arte, e ciò non di meno trovarsi a proprio agio a passeggiare in una galleria di quadri che hanno l’effigie di altrettante copertine.

Una vita è le sue storie, e questa comincia in una camera d’ospedale. Da qui il cerchio dei riflettori si allarga, e la narrazione, organizzata in ordine cronologico, procede per scene di vita vissuta. Procedendo nella lettura di Donna con libro, però, ci si rende conto come l’elemento autobiografico sia un geniale pretesto per considerazioni impersonali e atemporali: a farsi strada è un elenco ragionato e non esaustivo delle mille più una competenze di ogni buon lettore, dalla capacità di afferrare il concetto portante di una pagina fino a quella di memorizzare intreccio e concatenazione delle azioni per trattenerne il ricordo anche a distanza di tempo. Dote, quest’ultima, nella quale la Pitzorno primeggia per la prodigiosa memoria verbale esibita sin da giovanissima.

Passato e presente tenuti insieme da una scrittura limpida e tenace

Una vertigine sublime prende il lettore al cospetto di questo memoir di aneddoti stipati all’interno di un saggio autobiografico scritto con sagacia di sguardo e leggerezza d’intenti.
Donna con libro è un memoriale sconfinato di ricordi grati, alcuni lievi, altri divertenti, molti commoventi, tenuti insieme alla maniera di un arazzo tessuto col filo tenace che lega il passato al presente, impedendo a entrambi di perdersi.
Un lessico familiare snocciolato con soave leggerezza, come tra confidenti di fronte al crepitare del camino.

Il tutto condensato in una scrittura limpida, pacificata, coraggiosa nella propria essenzialità. Un sortilegio della voce che sa farsi macchina del tempo, con cui percorrere i solchi di un mappa emotiva che immortala, raduna e consegna un repertorio di tante esperienze quante sono state le letture (e riletture) inventariate. Con scrupolo certosino, ciascuna con il proprio lascito, a suo modo tassello insostituibile nell’immagine d’insieme.

Ha i volti, i colori e i suoni dell’infanzia questo testo che si legge tutto d’un fiato, nel quale i libri sono protagonisti, compagni di cammino, depositari di senso e suscitatori di meraviglia.
Dove ogni citazione si apre a una rete di rimandi, come bolle inquiete che, materializzatesi ai bordi di una decalcomania, esplodano di gioia gassosa.
Con, al centro, la lettura.
A scuoterci e interrogarci è il senso ultimo di un’attività al tempo stesso proiettiva e introiettiva, nella quale la pagina “aliena” (ri)vela colui che vi si approccia.

Donna con libro, là dove nasce una lettrice

Un viaggio life-size, un manifesto di quanto importanti siano gli esempi alla scuola dei quali compiamo i nostri primi passi nel mondo, di quanto questi siano determinanti per chi saremo.
È una famiglia borghese di lettori e lettrici inquieti, quella nella quale nasce Bianca, all’interno della quale la lettura è prassi consolidata e argomento di confronto quotidiano.
Gli zii materni salgariani, la madre collezionista di scrittori ungheresi, la nonna Peppina cultrice di Grazia Deledda e della saga dei Forsyte, la madrina di natali aristocratici e gusti raffinati con un’avversione per i libri antichi: una famiglia numerosa e inclusiva verso la multiforme umanità di domestici, amici, nuclei familiari prossimi o comunque affini, tra i quali la linfa dell’amore per i libri scorre gagliarda. Una girandola di aneddoti e riflessioni semiserie sul posto che la lettura occupa in una famiglia a suo modo normale, con esperienze e gusti letterari difformi.

Lettrice onnivora già in seconda elementare, la Bianca bambina, anche in contrasto con lo stanco conformismo pedagogico incarnato dalle maestre, instaurerà con le storie un legame intenso, sfrontato, affinando lettura dopo lettura un gusto e una capacità di immersione sui quali edificherà la propria voce autoriale. “Leggi come una fanatica”, il rimprovero ricorrente sulla bocca della madre, trova una figlia per nulla intimorita, intenzionata semmai a strappare alla genitrice lo scettro di sovrana lettrice di casa.

Il ‘battesimo’ da scrittrice e l’incastro tra vita e parola

Il “battesimo editoriale” avviene per singolare circostanza quando, a sua insaputa, la commissione d’esame di terza media invia il tema della tredicenne Bianca alla redazione del quotidiano sassarese La Nuova Sardegna, perché possa essere valutato per un’eventuale pubblicazione.
Cosa che effettivamente accade.

Seguono gli anni del liceo, nei quali il giardino della letteratura si apre oltre i cancelli di un mondo di possibilità e interessi in rapida espansione (cineclub, cucito, per citarne alcuni). Anni contrassegnati dall’interesse per la storia antica e la cultura contemporanea cinesi.
È poi la volta degli anni dell’università, sullo sfondo le turbolenze del Sessantotto. Il trasferimento dalla Sardegna a Milano, dove la Pitzorno si iscrive alla Scuola Superiore di Comunicazioni sociali per studiare cinema. Si profilano le sfide dell’età adulta, affrontare le quali non la distoglie comunque dalle pagine compagne, mentre sviluppa la sua idiosincrasia verso una visione della donna che la vuole docile e sottomessa, entità ontologicamente subordinata alla sfera maschile. Quel che più stupisce nell’esperienza personale di lettrice della Pitzorno, mano a mano che ci si inoltra nella lettura, è il costituirsi del rapporto tra vita e parola, tra finzione e interpretazione, in un guazzabuglio sontuoso di inchiostro e meraviglia generativo di riflessioni sempre feconde, sempre aperte a ulteriori mirabolanti sviluppi speculativi.

Leggere, un antidoto alla velocità

Donna con libro è una mai stucchevole dissertazione sul piacere della lettura e sulla fortuna di chi riesce a coglierlo, a tenerselo stretto nei tempi odierni segnati dalla più inconcludente velocità, a coltivarlo. Un racconto accogliente come un’abbraccio, che più di una volta riesce a farsi ascolto, come a voler rendere giustizia di una moneta, quella dell’empatia, che se non fatta circolare perde di valore.
La cronistoria del precisarsi graduale di un gusto e di una sensibilità personale, del personalissimo costituirsi dell’Autrice nel mondo come lettrice e come cittadina.
Filo conduttore, la predilezione per i libri di narrativa, meglio se lunghi, meglio se capienti al punto da ospitare al loro interno universi di personaggi come “Giù la piazza non c’è nessuno”, il “romanzo mondo” di Dolores Prato ambientato in un piccolo borgo del centro Italia.

Una testimonianza militante che è insieme confessione e professione, traguardo e trampolino, davanti gli occhi una calca di personaggi reali e romanzeschi, che scalciano per evadere dal perimetro della pagina nella quale sono confinati, per avere calore e luce, come fiori in procinto di schiudersi.
Specchio di un modo di intendere la lettura come intimità sussurrata, esperimento irripetibile, nel quale il lettore diventa un po’ compagno di confidenze e un po’ discepolo, l’istante prima coccolato, quello successivo instradato sulla via petrosa della penetrazione semantica di un testo a mani nude, di quel processo di approssimazione progressiva al suo senso autentico che ha i connotati di un progredire asintotico.

In questa temperie, dove gli aspetti trasmissivo e relazionale del leggere si intrecciano, a essere misurate, prima ancora che le intenzioni dell’estensore, sono quelle del lettore, che diviene enigma a sé stesso nella misura in cui tutta la sua presenza di fronte al testo è spronata a riorientarsi verso qualcosa d’intangibile, a renderlo tangibile.
Potere fondativo della scrittura, che deve il suo fascino senza tempo alla facoltà amplificatrice dell’astrazione: un ponte tra grafismo e azione, tra necessario e possibile, un raggiro onesto e necessario. La magia del leggere sta forse tutta qui.

Una vita è i suoi libri

La predilezione per le saghe familiari, il ciclo di Sandokan scoperto “per osmosi”, le avventure di Sherlock Holmes, i romanzi d’appendice di Carolina Invernizio, le riserve suscitate da “Le Petit Prince”: è vasta e articolata la gamma del romanzesco invitata a prendere posto al tavolo dei ricordi, dove ogni personaggio, ogni ambientazione, ogni tema si saldano ad altrettanti capisaldi autobiografici, in una danza nella quale vita e arte si tengono per mano.
Un leggere assorto che ricapitola tutte le forme dell’apprendere, che brandisce il verosimile come sublimato di tutti i possibili, perché nulla di ciò che i libri custodiscono abbia a naufragare in un’emotività autocontenuta.

In questa prospettiva, spetta proprio ai libri l’arduo compito di farsi, da oggetto, soggetto di una narrazione polifonica. Musil, D’Annunzio, Pascoli, Manzoni, Leopardi, Verri, Nievo, Tolstoj, Dostoevskij, Hugo, Austen, De Cervantes, Flaubert, le sorelle Brontë, García Lorca, Neruda, Vargas Llosa, Hardy, Murakami, Ishiguro, Yehoshua: si potrebbe continuare (quasi) all’infinito, spigolando lungo gli scaffali di una biblioteca emotiva che ha le medesime coordinate sensoriali di una libreria dell’usato.
Un elenco sconfinato, suddiviso in macro-generi su base tematica o geografica (giallo, fantasy, esoterismo, realismo magico sudamericano, letteratura nipponica, autori israeliani, etc.), muoversi nel quale è compito arduo anche per un lettore “forte”.
Un resoconto che esorta a domandarsi a che punto siano i propri percorsi di lettura, quali spinose questioni irrisolte abbiano scoperchiato, quali incontri memorabili permesso. Quali gioie, quali passaggi a vuoto.

Dalle storie nuove storie, come per liquida corrispondenza

Libri capolavoro, libri incompiuti, libri da tenere con sé, libri di cui disfarsi senza rimpianti, libri nei quali imbattersi come in un fascinoso sconosciuto. Libri sotto le bombe, libri come sorprendente contrattempo, libri che orientano le piccole e grandi scelte della vita, libri annotati con le impressioni fugaci di una lettura rivelatrice, che fotografa un po’ anche il lettore. Libri in dialogo reciproco, in una reunion chiassosa che si fa beffe dei valli temporali, delle cesure accademiche tra sottogeneri: è nell’attenzione e nel rispetto per la cifra di ciascuno di essi che meglio si coglie la portata innovativa di una scrittura libera e liberante, data alla luce con l’onestà di chi chiama le cose col proprio nome, di chi riconosce la buona letteratura dalla cattiva.

Se ne ricava una lezione decisiva per coloro i quali vedono nella pratica della lettura una fonte di puro diletto: interessarsi alle storie, cercarle, sfronda e tramuta, a propria volta, in sorgenti di nuove storie, come per liquida corrispondenza, tracimazione inesauribile tra oggetto e soggetto.
Una chiamata alle armi a cui farsi trovare pronti.

Contro gli adattamenti

In Donna con libro l’Autrice punta a più riprese l’indice contro le inevitabili alterazioni che riletture, riassunti, adattamenti per l’infanzia, recano al testo.
Verso il significato profondo di un’operazione che, seppur finalizzata ad ampliare gli orizzonti di un messaggio, se condotta con disinvolta faciloneria, rischia di alterarlo irreparabilmente.
Vale lo stesso per l’uso della punteggiatura, che se modificata può stravolgere il ritmo della storia, rendere irriconoscibili gli ambienti, compromettere l’atmosfera generale.
Sono affette dalla stessa potenziale insidia le traduzioni, nelle quali la scelta dei termini non può mai essere considerata esente dalla visione e dalla sensibilità del traduttore, per quanto il più delle volte a un livello inconsapevole e, certo, esente da tendenziosità.

Fermo rimane, come l’Autrice avrà a rimarcare in un passaggio rivelatore, che l’opera di tradurre un testo possieda l’indiscusso pregio di fungere da volano per la sua diffusione all’estero, incontro a una platea internazionale, immune dall’angusta visione italiana del fenomeno-libro e di ciò che vi ruota attorno.
Significativo appare, sotto questo aspetto, che l’Autrice decida di toccare l’argomento in oggetto proprio nel passaggio in cui rievoca l’assegnazione del Nobel per la Letteratura a Grazia Deledda, rilevando come, senza un adeguato sforzo di traduzione della sua produzione, difficilmente la scrittrice conterranea avrebbe potuto ambire a un così autorevole podio.

Donna con libro, lo stile

Lo stile colloquiale si rivela adatto per un’ode pacata e divertita alla missione emancipatrice della letteratura, da qualsiasi mano scaturisca, nella granitica convinzione che questa “sia una chiave davvero speciale per conoscere più a fondo la realtà”.

La lettura come respirazione, il cui diaframma si allarga a riviste, rotocalchi, articoli di giornale, lettere, in un saggio autobiografico “allargato” ed eccentrico, non concepito per la cerchia ristretta degli addetti ai lavori editoriali, nel quale il linguaggio si libera da termini dotti, la sintassi si fa essenziale.

Una margherita di immagini come una sinfonia, un lungo discorso su di sé che è un farsi prossimi all’altro da sé. Un susseguirsi e un inseguirsi di sprazzi biografici che è un appello, una ricognizione delle parole forti nella grammatica della memoria.
Dove l’enumerazione, da espediente, si fa imperativo: non certo per dar sfoggio di enciclopedica erudizione in veste di lettrice, quanto semmai per la necessità intima d’intraprendere una seconda navigazione, nella quale, questa volta, sia chi legge a lasciarsi scrutare dal testo, in un gioco di sponde dove voce e udito finiscono per confondersi.


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Scheda del libro

Titolo: Donna con libro. Autoritratto delle mie letture

Autore: Bianca Pitzorno

Editore: Salani

Anno: 2022


 

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