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Echi ancestrali di storie familiari: ‘La linea del sangue’ di Jesmyn Ward

La linea del sangue (NN Editore) di Jesmyn Ward è un romanzo ambientato a Bois Sauvage, Mississippi, un luogo letterario nel quale confluiscono le immagini e le sfaccettature di quelli dove l’autrice è realmente vissuta.
Preparatevi ad immergervi nell’atmosfera di queste terre basse e sabbiose circondate dal bayou dove d’estate è forte l’odore simile a quello delle uova marce e si potrebbe finire sott’acqua se la stagione diventa piovosa o un uragano le travolge.
Passando nelle strade, con il sudore e il caldo nella nostra stessa pelle, vedremo la gente seduta nelle verande delle case, “ombre minuscole che bevevano birra direttamente dalla lattina, facendosi aria con gli scacciamosche, accendendo candele di citronella, adocchiando sospettose i boschi di pini intorno”. Mettete in sottofondo Otis Redding o Al Green e…partiamo…

I gemelli

“Christophe si avvicinò al fratello, e quando il braccio gli scivolò lungo quello di Joshua fu come se per un secondo avesse toccato sé stesso, o come se avesse incrociato lui stesso le braccia, come toccare ed essere toccato insieme”.

Eccoli i due protagonisti del romanzo, i gemelli Christophe e Joshua; la narrazione è intrisa della loro simbiosi. Si passa dal racconto dei pensieri dell’uno alle azioni dell’altro in maniera fluida, come se in
fondo fossero la stessa persona.
Vivono con la nonna Ma-mee che li ha cresciuti mentre la madre, Cille, lavora lontano. Invecchiando la donna è diventata semi cieca ma anche se “vedeva tutto come se fosse sott’acqua a occhi aperti” coglie tutto quello che succede ai nipoti ed è per loro un punto fermo.

Nella comunità nera e povera del Sud Mississippi la loro quotidianità è scandita dalla scuola e dalle partite a basket; intorno a loro, appena fuori dallo spazio della famiglia, ci sono i ragazzi che girano con i cani per i combattimenti dalle orecchie tagliate e ornate di piercing, la droga e i tossici che “si materializzavano dall’aria fradicia di calore, come una pioggia improvvisa”.
La fine della scuola diventa una sorta di spartiacque nella loro vita: “le cose erano chiare allora. Adesso (…) di chiaro non c’era più niente”.
Iniziano la ricerca di un impiego ma mentre Joshua riesce a trovarlo al porto, Christophe rimane indietro e, nonostante l’idea di un lavoro onesto era “il fulcro su cui si bilanciava la leva dei suoi sogni”, cede alla prospettiva di guadagni più facili ed inizia a spacciare.
La narrazione procede cosi, tra il senso di colpa dell’uno e quello dell’altro, misti a rabbia e vergogna, tra gelosie e rancori, ma quello che sempre prevarrà sarà l’amore tra loro, “appiccicoso come colla”.
Ed è cosi, restando uniti, che andranno avanti.

La linea del sangue: l’atmosfera

La capacità descrittiva della scrittura di Jesmyn Ward è sicuramente da scoprire. Leggendola ci troviamo non solo coinvolti nelle esistenze dei suoi personaggi ma anche profondamente immersi nell’atmosfera dei luoghi che rappresenta: fortemente caratterizzata dagli elementi, il
sole, il caldo, la pioggia, ci trasmette il senso di incertezza e precarietà di quei terreni paludosi.

I suoi personaggi sembrano essere come le triglie pescate e poi rilasciate dai due ragazzi al fiume che “mentre il sole calava e calava ancora nel bayou, e gli uragani passavano l’uno dopo l’altro sballottandole qua e là nel ribollire danzante dell’acqua” sopravvivono nella corrente, “danneggiate e scaltre”, ma unite. In sottofondo possiamo sentire la musica delle cassette che Ma-mee chiede ai ragazzi di mettere durante la cena ma anche gli aspri e graffianti richiami dei gabbiani al porto dove lavora Joshua; persino il silenzio di Ma-Mee riempie le stanze e sembra “farsi solido” arrivando
ai fortunati lettori che hanno deciso di calarsi in questa esperienza poetica e cruda allo stesso tempo.

L’esigenza di raccontare

La linea del sangue è dedicato al fratello minore dell’autrice, Joshua Adam, morto a 19 anni in un incidente stradale nel quale un uomo ubriaco lo ha tamponato a centotrenta all’ora facendolo finire contro un idrante. Il responsabile è però un bianco e la pena che finirà per scontare sarà minima ed il risarcimento a cui verrà condannato non sarà mai versato alla famiglia.

Non è l’unica morte che attraversa la vita della Ward: tra il 2000 ed il 2004 altri cinque ragazzi della sua comunità andranno a formare una lista che la stessa autrice definisce “crudele, nella sua immediatezza e nella sua implacabilità”.
Nel memoir “Sotto la falce” racconta di come, anni dopo, abbia sentito il bisogno di scrivere le storie della sua comunità. Da questa esigenza nasce la Trilogia di Bois Sauvage, composta da La Linea del Sangue, Salvare le ossa e Canta spirito, canta; con questi ultimi due ha vinto il National Book Award per la narrativa.

C’è molto dietro questi romanzi; certamente possiamo sentire l’ineluttabilità delle piaghe del razzismo e della diseguaglianza economica, con il loro carico di precarietà ed incertezza di fronte a
tutto, elementi naturali compresi. Ma al tempo stesso le storie familiari, dense di echi ancestrali, testimoniano un’unione forte, che va avanti.
Un viaggio da intraprendere.


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Scheda Libro

Titolo originale: Where the line bleeds

Titolo italiano: La linea del sangue

Autore: Jesmyn Ward

Prima Edizione: 2008

Editore: NNEditore

Anno: 2020

Traduzione: Monica Pareschi

Pubblicato in Narrativa e taggato .

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