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Anatomia di un dolore: ‘Nel nome del figlio. Hamnet’ di Maggie O’Farrell

Esistono romanzi che provocano in chi li legge vere e proprie reazioni fisiche o mentali. La sensazione è quella di un pugno allo stomaco, così forte da far mancare il respiro per qualche secondo. Un dolore che attanaglia le viscere, ci fa perdere la vista e ci fa precipitare in un abisso che sembra non finire più e da cui, poi, sembra impossibile riemergere. Eppure, il dolore in alcuni casi può diventare il motore per mettere in funzione qualcosa di grande e qualcosa di bello. Hamnet di Maggie O’Farrell (casa editrice Guanda) è tutto questo. Un libro potente e commovente che ci rimane dentro anche per settimane.

A proposito dell’autrice

Maggie O’Farrell non è una novizia della professione di autore. Cresciuta tra Galles e Scozia, esordisce nel 2000 con il romanzo After You’d Gone, ma in Italia arriva con il suo terzo romanzo, vincitore del Costa Book Award for Fiction nel 2010, La mano che teneva la mia (in lingua originale, The Hand that First Held Mine).
Hamnet esce nel marzo 2020, ma in Italia arriva nel febbraio 2021, dopo la vittoria del Women’s Prize for Fiction e il National Book Critics Circle Award, e dopo la prestigiosa candidatura al Walter Scott Prize- premio per il miglior romanzo storico dell’anno.
La traduzione di Stefania De Franco lo arricchisce di un nuovo titolo, Il nome del figlio andando al cuore di quello che è il nucleo narrativo del romanzo.

Hamnet. Il nome di un figlio

Ma di quale figlio stiamo parlando? E, soprattutto, di chi è? Nel romanzo non ci viene mai detto
esplicitamente il cognome di Hamnet, ma è facilmente intuibile, sia dalla quarta di copertina che ci rovina un po’ il mistero, sia dall’ultimo straziante capitolo, che racchiude il climax oltre che la conclusione di questa commovente vicenda. I più esperti lo hanno indovinato già dal titolo originale, Hamnet è, infatti, l’unico figlio maschio di William Shakespeare, morto in tenera età e la cui esistenza è testimoniata da una scarsissima presenza di documenti storici, ma del resto sappiamo pochissimo anche della vita dello stesso Shakespeare prima del suo trasferimento a Londra. O’Farrell fa una vera e propria magia, dunque, cercando di ricostruire la vita privata della famiglia di uno dei più grandi autori di tutti i tempi, partendo da un punto di vista insolito e oltremodo unico e accattivante: quello di sua moglie.

I veri protagonisti

Non è Shakespeare e non è nemmeno Hamnet, infatti, il protagonista. Il romanzo racconta gli ultimi giorni di vita di Hamnet, a cui sì viene data voce, ma ci si concentra principalmente sul punto di vista e sulle esperienze delle componenti femminili della sua famiglia, tra le quali su tutte spicca sua madre Anne (che qui è chiamata Agnes). Agnes è presentata come un’outsider, una herb-woman che noi identificheremmo come ‘guaritrice‘, esperta di piante e in grado di comunicare con gli animali è malvista dai suoi compaesani, che la reputano strana e quasi pericolosa. Il giovane William ne è attratto, forse perché si sente fuori posto anche
lui, figlio primogenito di un padre violento e truffatore che lo vorrebbe diverso da com’è e che non ne capisce il potenziale. Dalla loro unione nasceranno tre figli Susanna, la maggiore, e i gemelli Judith e Hamnet. Tutto sembra perfetto, ma William è irrequieto e sarà proprio Agnes a incoraggiarlo a partire per inseguire i suoi sogni.

In Hamnet, il dolore come forza motrice

William diventerà un importante drammaturgo, ma dovrà pagare un caro prezzo, sarà costretto e così anche tutta la sua famiglia, ad affrontare il dolore più grande per un genitore: la perdita di un figlio. In una scena a dir poco commovente, Hamnet lascia questo mondo e così anche la serenità sembra abbandonare il resto della sua famiglia. Un dolore che paralizza raffredda e oscura ogni luce. O’Farrell conduce i suoi lettori in un vero e proprio viaggio nel dolore di Agnes, raccontando una vicenda che, pur essendo ambientata oltre 400 anni fa, riguarda chiunque di noi abbia vissuto una sofferenza così grande. Il dolore è universale, esattamente
come lo è l’amore. E sarà proprio l’amore a salvare questa famiglia, un amore che anche solo il doloroso ricordo di Hamnet riesce a suscitare e a diventare punto di forza per andare avanti. Hamnet, così, vivrà per sempre, come i suoi genitori capiranno alla fine del romanzo, e lo farà anche grazie a una tragedia che da secoli consideriamo un grande capolavoro: l’Amleto.

La magia di Maggie O’ Farrell

Il successo di Hamnet è ben più che giustificato. C’è chi già lo acclama come classico contemporaneo ed è stato anche il soggetto di alcuni adattamenti, per il teatro ad opera di Lolita Chakrabarti per la Royal Shakespeare Company, e per il grande schermo in quel piccolo gioiello che è All is True di Kenneth Branagh e che vede Judi Dench nel ruolo di Agnes. O’Farrell sa incantare e ipnotizzare, nonché commuovere perché da una biografia così esigua, ma evocativa riesce a comunicare con un pubblico che non può fare a meno di
empatizzare anche con personaggi che può apparentemente percepire come lontani da sé. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un vero e proprio boom di spin-off e prequel, in cui i protagonisti sono i personaggi minori di opere ben conosciute con lo scopo di aggiungere dettagli o raccontare punti di vista differenti rispetto a storie già note. Non sempre funziona, parliamoci chiaro, ma quando succede come nel nostro caso, il romanzo in questione può dare un valore aggiunto a storie che magari non sentiamo a noi vicine, infondendo nuova linfa vitale a quei Classici, con la ‘C’ maiuscola, o a quei personaggi che a volte percepiamo stantii se non superati. Questo è molto altro ancora è Hamnet, ma lo è anche la sua splendida autrice.


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‘Nel nome del figlio. Hamnet’ di Maggie O’Farrell

Scheda libro

Titolo: Hamnet
Titolo italiano: Nel nome del figlio. Hamnet
Autore: Maggie O’Farrell
Prima Edizione: 2020 (Regno Unito)
Edizione italiana: 2021
Editore (ita): Guanda
Anno: 2021
Traduzione: Stefania De Franco

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