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I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso, il romanzo storico di Giuseppe Franza.

Attraverso una narrazione gradevole, nel libro I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso (Ortica editrice), Giuseppe Franza ci racconta una vicenda ambientata nel regno di Napoli del tredicesimo secolo. Il viaggio fra Benevento, Napoli e Salerno, che vede come protagonisti Rafilina da Torrecuso e Zosimo, sarà ricco di sorprese.

La storia

«Il temporale scoppia all’improvviso allagando il sentiero percorso dai due asinelli: padre Ciommo osserva la ragazza che si porta appresso e che i due disgraziati genitori gli hanno affidato. Per tre giorni e tre notti di viaggio è rimasta muta e inerme, ed ora che si sono persi sembra quasi sorridere» (pag.7). Inizia così nel romanzo di Giuseppe Franza, il viaggio di Rafilina, una ragazza affetta da problemi di salute inspiegabili e non comprensibili dalla scienza medica del tempo: c’è chi pensa che sia posseduta dal demonio e chi, invece, la ritiene un’eretica.
Affidata a Padre Ciommo, dovrà raggiungere il convento di San Domenico per essere visitata da Tommaso D’Aquino e sottoposta a tre diversi esorcismi. Subirà, anche, un processo e pesanti punizioni corporali. Rafilina e Zosimo dovranno percorrere un lungo e faticoso tragitto attraversando boschi e paludi, affrontando malandrini di ogni razza e combattendo contro i saraceni. Alla fine, dopo aver misurato i propri limiti, saranno cambiati e avranno acquisito una maggiore consapevolezza di sé stessi.

L’insorgere della strana malattia

Da padre Ciommo apprendiamo che Rafilina, battezzata col nome di Raffaella Mennina da Torrecuso, è figlia del pastore di vacche Litifredo e di Briella Maletta.
Educata alle virtù cristiane, aveva vissuto serenamente fino al diciassettesimo anno d’età. Quando apprese che sarebbe andata in sposa a Penucchio Cutillo, anche lui pastore, «ella aveva cominciato a mostrare preoccupanti e crescenti segni di inquietudine» (pag.67).
Ha inizio quella strana malattia che la porterà in giro per il regno di Napoli, alla ricerca di una cura religiosa e anche medica. «Presa da affanni, continue e violente cefalee e da febbre alta, aveva cominciato a vaneggiare e a rispondere con violenza alle caritatevoli cure dei genitori. Nel delirio aveva confessato a sua madre di non voler più cresimarsi e di non credere in Dio» (pag.67).
Dopo questa bestemmia, si assiste alla morte improvvisa e strana di tre vacche, come se trafitte da un subitaneo maleficio, e intorno alla campagna cala un’atmosfera lugubre che pone in allarme l’intero borgo. L’abate Grauso, chiamato ad interrogare la ragazza, deduce che la giovane è insidiata dagli spiriti maligni.

Chi è Rafilina?

Da bambina sognava di poter imparare a leggere e scrivere; a Zosimo, un giorno, con tristezza racconta «c’era un vecchio maestro disposto a insegnarmi, ma poi un monaco venne a casa dei miei genitori per dir loro che non stava bene ch’io femmina qual ero nata e stavo crescendo, imparassi certe cose» (pag.236). Lo stesso monaco le disse che a sedici anni avrebbe dovuto trovare uno sposo (perché così voleva Dio, e perché così stava scritto nel libro della Bibbia) e procreare «per non istigare negli uomini di Torrecuso cattivi istinti di natura e scellerate intenzioni» (ivi) a causa del suo apparire. E’ chiaro che mentre da una parte c’è chi utilizza problemi ideologico – devozionali per tenere sotto controllo le masse analfabete, dall’altra scopriamo Rafilina, giovane apparentemente ignorante, ma capace di rovesciare la norma imposta, reclamando la propria autonomia e libertà.

La ragazza che dapprima si mostra come un personaggio debole, man mano che il racconto procede, si rivela una donna perspicace e dalla robusta personalità, che critica la violenza maschile e l’ordine precostituito della società fallocentrica in cui è costretta a vivere. Opponendosi e rifiutando le regole dominanti, diviene una vittima che si ribella, ma pur sempre vittima. Abusata verbalmente e fisicamente, Rafilina non crede in Dio e assume atteggiamenti irriverenti nei riguardi degli uomini di Chiesa, di cui non si fida. E come non accusarla di possessione demoniaca?

Sisino Nocella e Zosimo

Sisino Nocella si unisce alla coppia Rafilina-Zosimo durante il loro viaggio; pratica arti magiche, ma se ne ravvede e, per espiare i suoi peccati, porta sulle spalle un grosso sacco che gli procura una maleodorante e infetta cancrena. È un personaggio altalenante fra sacro e profano e possiamo dire che simboleggia l’universo di superstizione, di credenze e di rituali sedimentati nel Medioevo, dimostrandosi un efficace deuteragonista nella tessitura del romanzo.

Zosimo, personaggio essenziale nello svolgimento della trama, è uno zotico che spesso impiega espedienti per sopravvivere; a lui è affidato il compito di accompagnare Rafilina da monaci e medici che potranno curarla.
Sulla base della puntuale e dettagliata descrizione di Giuseppe Franza, riusciamo a immaginare perfettamente Zosimo che, prima di partire per la sua missione «si era infilato i vestiti della festa: una tunica color sabbia di canapa a manica ampia, simile a un sacco per contenere granaglie, lunga fino alle cosce e stretta in vita da una corda, dei calzoni al ginocchio di cuoio scuro che erano stati di suo padre, bende mollettiere di panno tinto in rosa vivo, un paio di vecchi stivali di pelle di maiale rinforzati da fili di ottone, un fine sudario da sepoltura, rubato pochi mesi prima nel cimitero di un palazzo abbandonato, appuntato sulla spalla destra come mantello e un tascapane di pelliccia senza lacci» (pag.23). Il giovane si sentirà ammaliato e si innamorerà di Rafilina, ragazza dallo «sguardo fondente annoiata e cupa seduzione, il colorito delicato del volto […], dallo sguardo triste e i capelli oro maggese» (pag.23).

I tre protagonisti, alla fine del lungo viaggio, contrassegnato da pericolose disavventure, saranno cambiati, soprattutto Zosimo si sentirà più buono e sentimentale di quanto avesse mai sospettato possibile. Abbandonata la sua originaria ‘pelle’, non conoscerà più la diffidenza e l’inclinazione a sopraffare gli altri, la volontà di approfittarsi e l’ambiguità, la scortesia e l’impazienza, e cercherà ad ogni costo di difendere Rafilina dalle accuse che le sono state ingiustamente mosse. Per comprendere appieno questo personaggio maschile dobbiamo arrivare all’ultimo capitolo del romanzo e precisamente quando leggeremo la lettera indirizzata al magister Tommaso d’Aquino.
Ci stupirà la sua ‘filosofia’ e la sua visione del mondo e della vita.

In nome di Dio

Con I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso, Giuseppe Franza ci fa entrare nell’epoca delle superstizioni e delle guerre di religione, della fame e delle carestie, facendoci scorgere la condizione della donna nel Duecento che, ritenuta una creatura debole, era costretta a vivere all’ombra del maschio passando dalla tutela del padre a quella del marito, rispetto al quale aveva meno diritti.
«Donna […] non ti fu insegnato che alle femmine non è permesso di aprir bocca prima che l’uomo non si sia rivolto loro?» (pagg.12-13), dirà padre Ciommo, senza posarle gli occhi addosso, rivolgendosi alla moglie del taverniere.

Quando riusciva a ricavarsi spazi di libertà e a pensare autonomamente, la donna correva il rischio di essere accusata di stregoneria o di essere posseduta dal demonio o, ancora, di essere un’eretica. A Rafilina, «insultata da un male tanto profondo quanto atroce: un flagello assai complicato da curare» (pag.58), un granchio nel cervello come lo chiama Zosimo, vengono perciò praticati tre esorcismi. Il corpo, come nel caso della nostra protagonista, traccia nello spazio circostante i segni di un disagio che si manifesta attraverso posture scomposte e sguardi persi nel vuoto, urla e silenzi.
Il suo corpo inascoltato trova così la giusta espressione per comunicare ciò che non è pensabile rendere noto in maniera diversa.

Conclusioni

Giuseppe Franza, oltre a raccontare ostacoli e passioni, violenze e superstizioni, riesce a rendere piacevole la lettura mettendo in risalto gli aspetti macchiettistici dei personaggi.
Per ricreare e farci calare meglio nell’atmosfera del tempo, l’autore utilizza un linguaggio vicino a quello in uso allora, affiancato dal latino, e un glossario che, anziché gravare sulla lettura, contribuisce a rendere piacevole l’aria di quel dato momento storico.

All’interno de I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso, Giuseppe Franza amalgama personaggi realmente esistiti (per esempio Tommaso D’Aquino) con quelli inventati, situazioni tragiche con momenti comico- picareschi, nobili e prelati con appestati, mendicanti e corrotti, usando una narrazione lineare e particolareggiata (a volte un po’ troppo) nelle descrizioni e nella ricostruzione dell’ambiente storico in cui fa muovere il duo zoticone -supposta posseduta, che funziona perfettamente.


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Scheda libro

Titolo: I tre esorcismi di Rafilina da Torrecuso

Autore:
Giuseppe Franza

Editore:
Ortica

Collana:
Le spine

Genere:
romanzo storico

Anno:
2022


 

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