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L’ergastolo della mente, tra peccato ed espiazione. Emicrania. Storia di un senso di colpa

Emicrania. Storia di un senso di colpa di Tamàs Gyurkovics: “Una vena si contrae nella testa di Spielmann. Si preme più volte la fronte, controvoglia, ripone più speranza nel sugo denso e forte dello spezzatino di Nitza, che potrebbe fargli passare anche questa piccola crisi.
“Forse ho solo fame” si consola “non mangio da mezzogiorno”. Lo sguardo scivola sul giornale che ha in grembo. In prima pagina rifulge la capigliatura bianca del Vecchio, il colletto aperto della sua camicia chiara ripiegato sul risvolto della giacca indica, come una freccia, il suo viso.

Un romanzo potente questo Emicrania. Storia di un senso di colpa di Tamàs Gyurkovics, una pubblicazione di Bottega Errante 2022, che partendo dalla figura realmente esistita di Ernő Spiegel, il kapò dei gemelli nel campo di Auschwitz-Birkenau, (per conto del dott. Mengele, l’Angelo della Morte, autore di esperimenti sulla morte simultanea), racconta una storia di riscatto contraddistinta dall’elaborazione della colpa e del dolore.

Emicrania. La trama

Il protagonista di Emicrania, Ernő Spiegel lavora come contabile per il teatro di Tel Aviv, dove vive con la sua bella famiglia: siamo nel 1961 e lo Stato ebraico è in piena fioritura.
In quello stesso anno a Gerusalemme, ha inizio il processo ad Adolf Eichmann, evento che trascina il protagonista violentemente indietro nel tempo, riportandolo con la memoria, i ricordi e la coscienza, nel campo B2F blocco quattordici, dove i nazisti rinchiudevano i bambini e i nani.
Sono altrettanto violenti e aggressivi i sensi di colpa che quotidianamente attanagliano la sua esistenza sotto forma di emicranie, ricordandogli che è stato l’uomo al servizio del sanguinario medico, militare e criminale di guerra Josef Rudolf Mengele, tristemente noto per gli esperimenti di eugenetica svolti nel campo di concentramento di Auschwitz, usando i deportati come cavie umane.

Le sue vittime erano soprattutto bambini; era ossessionato in particolare dai gemelli, dai quali si faceva chiamare zio e dei quali Spiegel era il kapò.
Trentasette, un numero importante, che però non è abbastanza: tanti furono i bimbi che l’uomo riuscì a salvare dopo la liberazione del campo di concentramento.
Nessuno sa di questo suo terribile segreto, come nessuno conosce le belle missive che riceve spesso dai bambini portati in salvo, diventati adulti.
Gli spettri del passato riaffiorano ancora di più, quando un giorno si presentano a lui due gemelli e, in qualche modo, l’uomo è costretto a guardare in faccia i suoi rimorsi.

Il non perdono

Una storia importante quella narrata da Gyurkovics in Emicrania. Storia di un senso di colpa, alla quale fa da sfondo un ampio periodo storico, che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, alla proclamazione dello Stato d’Israele con tutti gli avvenimenti che si svolgono intorno a questi momenti storici considerati tra i più salienti, che l’autore inserisce sapientemente nel contesto narrativo, ancorandone il racconto a una base creata dallo studio e dalla ricerca.
Un romanzo di forte impatto psicologico, in cui si affronta in maniera lucida e precisa la tematica dell’Olocausto, narrando anche del “dopo”.
Si racconta di fatti oggettivi e di orrori, impattando sul lettore una storia di coscienza e di vicende realmente accadute, quasi a voler stuzzicare quella recondita voglia della non giustificazione e del non perdono, dopo tutto e nonostante tutto.
Lo scrittore sollecita silenziosamente la comprensione, un’indulgenza che chi legge umanamente accoglie, con quella porzione di giudizio invisibile ed egoisticamente caro alla natura umana, che stimola inevitabilmente l’accusa.

L’emicrania

Il mal di testa è posto a emblema di una coscienza violentata dal male, martoriata dalla ragione, dal pentimento, dal rimorso, dal rimpianto, da quella sensazione di colpevolezza per esserne uscito vivo, quando il desiderio di morire si palesa più forte dell’urgenza di respirare e di vivere.
Quanto l’uomo è capace di liberarsi concretamente dal trauma? Ci ragiona l’autore ungherese e lo fa attraverso la rielaborazione del rimorso del protagonista, che la consapevolezza mette di fronte alla realtà minuto dopo minuto, una costante alla quale l’uomo reagisce cercando di cullarsi malamente nell’oblio.
La sua coscienza è silente, ma le emicranie pungenti e dolorose parlano, urlano e sembrano voler svelare al mondo intero il suo pesante segreto. Arriva poi la resa dei conti, quella inevitabile, minacciosa, spaventosa e liberatoria.

Confessa, in fondo stavi aspettando questo giorno. Forse così troverai pace. È meglio pagare per una colpa che vivere sotto processo per anni.

La pace interiore e la riappacificazione con il mondo, due mete agognate silenziosamente da Spiegel, che recupera la sua vita dopo la terribile esperienza del campo di concentramento, senza mai goderne appieno, senza mai sentire veramente il profumo di famiglia e senza vedere mai realmente la bellezza dei suoi figli e della sua vita “normale”.
La sua esistenza è un processo continuo contro se stesso, con infiniti capi d’accusa, un procedimento che non ha mai fine, senza un giudizio e al contempo costantemente giudicante, senza difensore e con un unico giudice: la sua coscienza.

In Emicrania, il fine pena mai della mente

Quando arriva la resa dei conti, se pur in maniera pacifica, (non per l’animo, in guerra perenne con se stesso), il rimorso del protagonista si placa, il suo animo si apre, la sua voglia di assaporare le bellezze del mondo riaffiora e allora sì, che l’espiazione può lavare la colpa; viene spontaneo chiedersi, però, se il castigo può davvero salvare dagli sconvolgimenti della mente.
Lo scrittore risponde lucidamente, asserendo con e attraverso il suo racconto che nonostante tutto, nonostante l’elaborazione del dolore e la visione potentemente positiva che dona alla storia, il trauma condanna il protagonista a un fine pena mai. Si palesa energicamente l’incapacità umana di superare una lesione che coinvolge razionalità e spirito, che continua a vivere e a nutrirsi, a dispetto di ogni sforzo, come un mostro latente che succhia la linfa vitale.

Rasenta l’impossibile cogliere pienamente i turbamenti marchiati nel cuore di chi ha subito le pene dell’Olocausto e Gyurkovics prende una netta posizione a tal proposito: la mancata o parziale comprensione spinge, a volte, a porsi in maniera giudicante contro chi in qualche modo è vivo, ma ha smesso di vivere.
Solo analizzando questa visione, si può afferrare il senso della sua preghiera alla condiscendenza e l’introduzione nel volume di due processi paralleli: da una parte quello reale, che si svolge in un tribunale contro Adolf Eichman, un militare, funzionario e criminale di guerra tedesco, considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista e per questo condannato a morte in Israele per genocidio e crimini contro l’umanità e quello psicologico, che si sviluppa nel tribunale della coscienza di Spiegel, che lacerando lo spirito conduce a una qualche forma di salvezza, se pur temporanea, se pur in parte apparente.

La memoria

Una storia emozionante e coinvolgente, questo Emicrania, che dona al lettore svariati spunti di riflessione su avvenimenti già ampiamente trattati e discussi, ma rivisitati attraverso un punto di vista e una voce differente, che è quella interiore di chi, suo malgrado, ha supportato attivamente il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati.
La penna di Gyurkovics scorre serenamente tra i righi, narrando di tematiche forti senza mai perdere il controllo e senza mai lasciarsi andare all’uso di una prepotente terminologia.
Ed è in uno stile morbido, solo a tratti spigoloso, che l’autore incornicia la sua bella scrittura, le vicende raccontate, i personaggi che le animano e insieme a loro lo spirito probante della narrazione, la storia nella Storia e le tematiche trattate, alle quali va aggiunta quella della memoria.

Le rimembranze consegnate come una potente arma da taglio e al contempo come una delicata ancora di salvezza; l’immagine contrapposta e speculare di un unico elemento, con tutte le sue contraddizioni, rappresenta una sfumatura che caratterizza energicamente un libro capace di trascinare il lettore, con tutti i dubbi e le inconciliabilità della mente, in una realtà tanto lontana e così drammaticamente vicina.


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SCHEDA LIBRO


Emicrania. Storia di un senso di colpa


Autore:
Tamàs Gyurkovics

Traduzione:
Andrea Rényi

Casa Editrice:
Bottega Errante, 2022

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