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Buchi bianchi di Carlo Rovelli. Il viaggio condiviso della scienza

E se leggessimo Buchi bianchi di Carlo Rovelli come un racconto? Un conte philosophique, o meglio un viaggio ai limiti delle conoscenze e della parola?
Dopo i ‘romanzi’ (che ovviamente non sono romanzi) La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose (Cortina editore 2014), L’ordine del tempo (Adelphi 2017) e Helgoland (Adelphi 2020), è appena uscito e già molto pubblicizzato il suo nuovo libro: Buchi bianchi. Dentro l’orizzonte (Adelphi 2023).

Buchi bianchi, la preparazione al viaggio

Rovelli situa nel tempo (e nel luogo) l’inizio del suo viaggio verso la fine del tempo e dei luoghi: ‘Marsiglia. Hal è nel mio studio, in piedi davanti alla lavagna. Sono seduto alla scrivania, nella grande sedia che si inclina, i gomiti sul tavolo, gli occhi puntati su di lui. Dalla finestra entra la luce tersa e abbagliante del Mediterraneo’
Questi particolari non entrerebbero mai in un libro scientifico. Perché invece costituiscono il cuore della vicenda narrata in Buchi bianchi? Una vicenda che si svolge tra narrazioni di quotidianità di studio e di analisi, digressioni che sono in sintesi delle spiegazioni di antecedenti salti nella storia della scienza: come per sincerarsi che il lettore abbia messo nella valigia il necessario per l’avventura.

Ma c’è altro: strani paragrafi con punteggiatura anticonvenzionale, quasi dei flussi di coscienza. E infine, si sente scorrere il calore di una sensibilità poetica e di una solidarietà umana che, mentre cerca la precisione nello scrutinio delle mappe dei buchi neri, vorrebbe che tutti condividessero il viaggio, un viaggio oltre i confini della realtà, come quello del più volte citato Dante della Commedia.

Senza immagini serve immaginazione

A quasi metà del libro siamo pronti. Siamo ‘dove il tubo si schiaccia su una linea e diventa infinitamente lungo’. Il buco nero bisogna pensarlo come un lungo tubo con in fondo la stella che l’ha generato, dice Rovelli. Chiede uno sforzo di immaginazione. Lì dentro tutto viene ingoiato, anche la luce.

Non abbiamo immagini. Ci resta tuttavia l’immaginazione. Anassimandro (VI sec. a. e. v.) ‘è stato il primo a intuire come Armstrong e Collins avrebbero visto la Terra dalla Luna’. Ha usato le conoscenze e l’immaginazione: ‘il lungo studio e il grande amore’.
Insomma, ora siamo pronti per andare, l’ultima avvertenza è molto importante (mai dimenticarla): ‘La nostra struttura concettuale non è né definitiva, né l’unica possibile: è quella che l’evoluzione ci ha portato a raffazzonare per navigare i nostri negozi quotidiani’.
La nostra struttura concettuale è casuale, costruita per affrontare eventi quotidiani, chissà se funzionerà.

Buchi bianchi, oltre lo specchio

Una premessa va fatta perché adesso ci vuole molto impegno. E per la verità, dopo tutte le scoperte nei vari settori delle scienze, con relative splendide divulgazioni, forse avremmo bisogno di un po’ di pausa. Non è semplice seguire gli aggiornamenti nei vari settori dell’astronomia, della fisica, della genetica, della biologia eccetera.
Sono affascinanti, spalancano territori inaspettati, ma credo che ci sia bisogno ogni tanto di fare il punto, e prendersi una pausa, una passeggiata in un bosco.

Ma ormai ci siamo. Rovelli ipotizza dei buchi bianchi che sono la conseguenza e il proseguimento dei buchi neri. Solo quarant’anni fa i buchi neri suscitavano molti dubbi, sembravano solo una teoria, più o meno plausibile; oggi li vediamo.
Ma i buchi bianchi? Sono ovviamente una teoria, ma non una teoria dovuta soltanto all’immaginazione: l’immaginazione è supportata dalle equazioni matematiche e dalla fisica.
Quando la stella è totalmente collassata in fondo al buco nero, rimbalza, dice Rovelli, e quindi torna indietro nello spazio, e anche nel tempo! Per ora c’è solo questo. Ma sarebbe già stupefacente. Coinvolge una prospettiva diversa di tempo e spazio. E soprattutto: ‘Come facciamo a capire quello che non abbiamo mai visto?’.

Condividere la scienza

Con Buchi bianchi Rovelli ha voluto comunicarci subito una straordinaria ricerca in corso, cioè gli è sembrato giusto mostrarci le idee e le ricerche mentre prendono corpo, non lasciarle nell’ambito degli scienziati e degli specialisti, meglio condividerle, anche se non tutti possono capirne a fondo tutte le implicazioni. Questo è importante perché ci mostra uno scienziato al lavoro, con i suoi dubbi e le sue curiosità, i suoi azzardi e le sue preoccupazioni, soprattutto quella di sbagliare.

Sono i nostri esploratori ai confini delle conoscenze e della realtà. E Rovelli, con questo libro, apparentemente precoce rispetto allo stato della ricerca, sebbene sia il frutto di anni di lavoro, vuole che tutto questo impegno per togliere i veli all’universo faccia parte del sentire comune, che entri nelle nostre percezioni, insomma che gli scienziati non si sentano soli mentre esplorano, per curiosità, per un senso profondo e vitale di conoscere, i nostri limiti, e l’incredibile universo di cui facciamo parte.

Ma ci sono davvero questi buchi bianchi?

‘chi lo sa ? a me e ad hal piacerebbe molto. come per quel rapido sguardo iniziale, ogni vera storia d’amore può solo aprirsi, mai chiudersi: la storia che ho raccontato e riraccontato nelle scritture e riscritture di queste righe non è conclusa, è una storia che si sta dipanando. guardiamo verso il mistero. cerchiamo di intravedere attraverso il buio e interpretare i segni”.

In Buchi bianchi la punteggiatura sembra quasi mimare lo sviluppo di un’equazione, salta le maiuscole ma ha bisogno dei punti come di un a capo. Il lettore guarda alla lavagna che cosa sta traducendo in segni la mente dello scienziato. Gli sta accanto.


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Scheda libro

 

 

Titolo: Buchi bianchi. Dentro l’orizzonte

 

Autore: Carlo Rovelli

 

Editore: Adelphi

 

Edizione: 2023


 

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