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La tagliatrice di vermi, il Sud misterioso e seducente di Gaetano Barreca

Attraverso un’abile capacità di legare tradizioni e credenze, religione e storia nel libro La tagliatrice di vermi ed altri racconti (Wip Edizioni), Gaetano Barreca ci conduce nei vicoli di una Bari Vecchia, raccontata con l’incanto di chi vuole entrare a far parte di un mondo su cui, piano piano, si deposita la polvere del tempo e dell’oblio.
Invece sono queste letture, dal sapore pressoché connesso a studi antropologici, che recano una ventata di esuberanza come resistenza al passaggio del tempo inesorabile. La modernità ci costringe a trasformare la quotidianità in frenesia e disattenzione mentre l’indagine storica legata alla raccolta di usi e costumi di un tempo, negano che il tempo sia mai passato.

Il valore del tempo e l’affermazione di un’identità

La tagliatrice di vermi ed altri racconti di Gaetano Barreca narra con il gusto di immergersi in un tempo ormai trascorso che sornionamente emerge, di tanto in tanto, stregando l’uditore/lettore; proprio così, perché si ha il sentore, durante la lettura, di ascoltare quelle storie, narrate nei vicoli dagli stessi protagonisti. E con il fascino degli aedi c’è chi racconta di incontri e scontri, necessari alla quotidianità delle stradine di un borgo medievale, non immemore delle proprie identità.

Gaetano Barreca è nato a Reggio Calabria nel 1979 ma vive a Londra dove insegna lingua e cultura italiana. Laureato in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli studi di Perugia, è scrittore di romanzi e autore di articoli di cultura, storia e antropologia per Agoravox Italia.
Il suo libro si divide in due parti: una prima contiene dei racconti orditi da credenze e usanze. La seconda parte riporta una raccolta di testimonianze, articoli e ricerche (Il taglio dei vermi, Il lascito, Le masciàre-streghe del Sud Italia, Il Sabba e le streghe di Benevento, Le streghe e San Giovanni) sulle stesse tematiche narrate nelle precedenti storie.

La tagliatrice di vermi, tra il fascino della novella e l’esuberanza dell’oralità quotidiana

Tanti gli interpreti, ognuno per la sua storia, ognuno/a rappresenta un contesto, una credenza, una liturgia. Alcune di queste storie assumono il fascino comico/realistico analoghe alla vèrve decamerionana, altre, più disinvolte, l’esuberanza dell’oralità quotidiana, dove si concilia l’arguzia e la burla anche nei riguardi di santi e preti come nel capitolo intitolato ‘La spogghiamadònne’.
Zièlle, una donna convinta di aver ricevuto grazia dalla Madonna, per devozione le confeziona un nuovo abito ma il prete distrattamente le proibisce di farlo indossare; la donna, dunque, si fa dare l’assoluzione dai peccati prima di commetterlo e per svestire e rivestire la statua si trasforma in una ostinata saltatrice di altari, senza considerare poi il successivo pentimento e l’ulteriore svestimento e rivestimento della Vergine. Da qui il nome di spogghiamadònne.

Tra le leggende più ricorrenti vi è la parte dedicata alla Fata della casa, detta anche agùrie, una sorta di folletto a volte dispettoso, altre affettuoso, presente in tutte le case che tra ingenuità e credenze, opera affinchè si punisca o rallegri il proprietario stesso dell’abitazione; mai entrare in una casa e non concedere in prima battuta il saluto alla fata: ‘Bbuèn ggiòrne a la fate de la case!’-pag. 68.

Sullo sfondo il profilo della città: Bari durante il secondo conflitto mondiale

La narrazione di La tagliatrice di vermi ti accompagna per mano in una Bari immiserita dal secondo conflitto mondiale e intenta a difendersi a tutti i costi; la Vecchia città viene sostenuta strenuamente dai suoi abitanti. Storia e microstoria s’incrociano nella prima parte dei racconti. In una neviera si nascondono le armi necessarie alla resistenza che di lì a poco avrebbe interessato tutta l’Italia.
Il porto di Bari è preso a bersaglio ma nonostante tutto si continua a cercare un senso di normalità preparando una voce bianca al canto in cattedrale per San Nicola, ‘Salve o Nicola Fulgido, Bari per te s’illumina di nuova luce e incanto, e ti proclama, supplice, celeste Protettor…’-pag.24- contrapposto al rimbombare delle canzonette dei giovani fascisti per le strade.
Le accuse dei fascisti arrivano nei vicoli ma assumono i contorni inafferrabili, vaghi e sfuggenti di un improbabile Tribunale dell’Inquisizione. Era stato trovato il corpo di una donna che probabilmente- si legge nei verbali della forza pubblica fascista- era una strega alla quale non era riuscito l’incantesimo di trasformarsi per giungere al sabba di Benevento e per questo, dal terrazzo, si era schiantata al suolo. Questo il capo d’accusa come pretesto per perquisire le abitazioni.

“È l’accettazione di quello che siamo che ci ha sempre resi felici”

Settembre 1943; inizia la resistenza. A riferimenti storici chiari e precisi si sommano episodi di vita familiare come quello riferito al Sonno di San Giovanni per il quale ogni anno tra il 21 e il 23 giugno si doveva far fracasso per strade per svegliare il santo caduto in un sonno profondo; tra la preparazione dei piombini in casa e la vendita dei fioroni (primi fichi) per strada s’intreccia il rito divinatorio per una sorellina al fine di scoprire lo stato economico del futuro matrimonio di costei: ‘ […] un giorno tua sorella ci farà diventare ricchi. -Pag. 31-. E ancora: ‘San Ggiuànne benedìtte, famm’acchià na sorta ricche’. – pag. 36-
L’intera famiglia sarebbe dipesa da questa scelta ma contro la volontà della figlioletta e della madre che la tranquillizza con un messaggio scritto a mano, antesignano delle migliori sostenitrici della causa femminile: ‘Adesso mettiti giù a dormire, amore mio, anche se non credo che con tutto il baccano che c’è in giro stasera tu riesca a farlo. Ricorda comunque che, qualsiasi cosa venga fuori da questo rito, è l’accettazione di quello che siamo che ci ha sempre resi felici. E che se siamo una famiglia di folli e poveri, noi non rinunceremo mai all’amore.
P.s.: tuo padre non è cattivo, è solo un gran cretino! La mamma’. -pag. 37.

La storia de La tagliatrice di vermi

Nella corte Lascia fare a Dio, luogo indicativo della città antica, si racconta l’episodio di una tagliatrice di vermi, Crocifissa, che rimasta zitella per colpa della madre, in tarda età ritrova l’amore giovanile, dopo una vita dedicata all’espiazione del peccato di averlo lasciato andare: ‘U-amòre vècchie non fasce mà ruzze’,-pag. 67-, l’amore vecchio non si arrugginisce mai.
Nel frattempo era diventata tagliatrice, quel rito attribuito a poche donne, tramandato di generazioni, visto con la sacralità di chi si accosta ad una liturgia sacra.
“Tra le ‘devote peccatrici’ in fila, che richiamavano la figura di Maria Maddalena, aveva visto Crocefissa del Vico San Marco con il capo velato di pizzo nero e al collo il grande medaglione d’argento raffigurante la Vergine, che Gina sapeva ora aver ereditato dalla madre. Aveva provato per quella donna un silenzioso ed eterno senso di rispetto. Sentimento che si era rafforzato nel momento in cui aveva appreso che era diventata una tagliatrice di vermi’.-pag. 71-.
La guaritrice godeva di stima in tutto il Meridione d’Italia; Barreca in appendice descrive precisamente il rito della tagliatrice di vermi, argomentato da testimonianze orali e scritte.

Il Sud di Barreca, misterioso e seducente

Ne La tagliatrice di vermi ritroviamo una Bari che non ti aspetti, specchio di un Sud misterioso e seducente, sospesa tra nuvole di racconti e interpretazioni, resa vivace da residenti con un grande senso della collettività, dove si diventata madre anche per simpatia: ‘ Tu sarai mia figlia, adesso. Anche se nera’, -pag. 90-.
Interessante ed evocativo è anche l’invito dell’autore a ripercorrere, adesso, le vie della Bari Vecchia per rintracciare, semmai, qualche segno, simbolo o storia narrata. E chissà se la fata della casa potrà approvare.


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SCHEDA LIBRO


Titolo:
La tagliatrice di vermi e altri racconti

Autore:
Gaetano Barreca

Editore:
Wip Edizioni

Collana:
SpazioTempo

Anno edizione:
2017

EAN:
9788884594341


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