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Mirabilis di Ersilia Vaudo. La scienza e l’avventura dell’incerto

Sembra che facciano più notizia, nei giornali, le parole prive di significato, i vaniloqui, come se l’intera società stesse impercettibilmente scivolando verso un nuovo medioevo. Nel villaggio globale i mezzi di informazione selezionano soprattutto i messaggi che possono inquietare di più, pare che si vendano meglio.

Il boom della divulgazione scientifica

Eppure bisognerebbe segnalare anche tendenze opposte: da un paio di decenni la divulgazione scientifica attrae un numero sempre maggiore di lettori. Non solo, la qualità di queste narrazioni si fa apprezzare per chiarezza e anche per la capacità di stupire il lettore. Strano. Infatti la storia scientifica che viene narrata è sostanzialmente la stessa, ripetuta da punti di vista diversi, con scritture diverse, ma i fatti sono noti. Tuttavia la curiosità dei lettori, in questi settori dove le scoperte sono quasi quotidiane, sembra sempre insoddisfatta. Il libro di Ersilia Vaudo, Mirabilis, con il suo lungo sottotitolo, ‘Cinque intuizioni (più altre in arrivo) che hanno rivoluzionato la nostra idea di universo’ pubblicato nel 2023 da Einaudi (Stile libero extra), è un nuovo racconto della stessa storia, ma è un racconto splendido, completamente privo di immagini perché l’autrice sa crearle con la parola.

Ersilia Vaudo e il Capitolo 0

L’astrofisica Ersilia Vaudo lavora all’Agenzia spaziale europea dal 1991 e oltre a tanti altri incarichi è presidente e co-fondatrice dell’associazione “Il cielo itinerante”, che promuove l’alfabetizzazione scientifica di bambini e bambine nelle zone ad alto rischio di abbandono scolastico. Viene da pensare che proprio questo impegno abbia in qualche modo influito sul suo stile espositivo, che si fa apprezzare fin dal suo primo capitolo, anzi dal capitolo zero, con il quale giustamente l’autrice ci ricorda che lo zero ha un valore e un significato.

Qui Ersilia Vaudo racconta di quando Bill Anders, dell’Apollo 8, prese la sua Hasselblad “e scattò quella che negli anni a venire sarebbe stata considerata una delle foto che cambiarono il mondo. Un’immagine di straordinaria bellezza su cui nessuno sguardo si era mai – mai, mai, mai – posato prima. La Terra è lì, sospesa, nel buio di una notte cosmica, avvolta da un sottile alone blu, bordo impercettibile tra il nostro mondo e un vuoto senza respiro”. Il sorgere della Terra. Poi fotografata, nel 1994, dal Voyager 1 mentre stava per lasciare il sistema solare: “un granello di polvere sospeso in un raggio di sole. L’unica casa che abbiamo mai avuto”, con le parole di Carl Sagan.

La storia della scienza in poche pagine

Quando inizia il suo viaggio da Galileo a Newton fino a Einstein e oltre, Ersilia Vaudo si imbatte subito nella “insostenibile leggerezza della gravità”. Il che sarebbe un controsenso, considerata l’etimologia: gravitas significa infatti peso, importanza, sia per le cose che per altro. La gravità modella la forma sferica dei pianeti eppure è la forza meno intensa. E poi succede che Einstein scopre che la velocità della luce è un valore costante, invariabile, e di conseguenza spazio e tempo non assumono più valori assoluti (ma relativi al sistema di riferimento), inoltre non sono realtà separate. Come funziona allora la gravità? E che cos’è concretamente lo spaziotempo?

Un posto molto strano. Dove succedono (o possono succedere) cose che noi umani neanche immaginavamo. “Per due osservatori che si muovono l’uno rispetto all’altro in sistemi di riferimento inerziali il tempo trascorso tra due eventi non è più lo stesso. Non avranno la stessa opinione neanche sulle dimensioni di un oggetto. La dilatazione del tempo e la contrazione delle lunghezze vanno mano nella mano”. Energia e massa, dice Einstein, sono manifestazioni diverse della stessa cosa. “Quando la velocità di un corpo si avvicina a quella della luce, la sua massa cresce sempre di più”: perché non si può andare più veloci della luce quindi quella velocità si trasforma in cose pesanti. Stelle, pianeti. “Un movimento diventa oggetto – scrive Ersilia Vaudo – un attributo diventa corpo”. Ma tutto quello spazio tra il Sole e la Terra, 150 milioni di km, è solo vuoto?

“Può essere pensato – dice ancora l’autrice – come una membrana di gomma, liscia e tesa… Appoggiamo i corpi celesti sopra la membrana di gomma liscia e tesa ed ecco che la vedremo deformarsi … L’universo diventa un paesaggio morbido e vivo, fatto di valli e punti di caduta, linee curve nelle quali gli oggetti si muovono fluidi, non più strapazzati da una forza di gravità che tira e spinge. I ruoli cambiano. E lei, Sua Maestà la Gravità, si trasforma in quel disegno sinuoso impresso dalla mano della materia e dell’energia sul tessuto elastico dell’universo”.

Buchi neri, Montale ed Eliot

Quando muore una stella, quel tessuto sprofonda sotto un peso terrificante, concentrato in poco spazio, “punti nascosti in cui l’universo affonda e si spegne”. Queste stelle nere o congelate, appaiono prima nel linguaggio della matematica, poi verranno davvero trovate dalle osservazioni astronomiche, sono i buchi neri, con i loro aloni scintillanti, l’orizzonte degli eventi.
Montale – citato da Ersilia Vaudo – in apertura delle Occasioni (1939) parlava di una vita che dà soltanto segnali intermittenti, attraverso le occasioni (o epifanie) che inaspettate aprono una nuova dimensione nella vita di ogni giorno e ne cambiano il senso: “La vita che dà barlumi / è quella che sola tu scorgi. / A lei ti sporgi da questa / finestra che non si illumina”. Montale ricordava la donna amata e la sua assenza, sulla soglia (Il balcone è il titolo di questa poesia del 1933) che si affaccia sul vuoto. Ed ecco che quelle realtà matematiche sono diventate realtà sperimentali: nell’aprile del 2019 è arrivata la prima immagine. “Un’ombra buia, la voragine mai vista prima di un buco nero, nella quale la luce viene catturata per sempre, circondata da una spettacolare radiazione, evidenziata in rossoarancione, emessa dalla materia prima di varcare la cosiddetta soglia di non ritorno”.

Dunque lo spaziotempo si flette. Si deforma. “Ma non solo. Incredibilmente, vibra. Può fremere come una superficie d’acqua attraversata da un soffio… un’onda gravitazionale è un soffio che increspa lo spaziotempo, un brivido di curvatura che viaggia alla velocità della luce”. Così gli scienziati non solo guardano, ma ascoltano. E “trasformare quelle vibrazioni oscillatorie nel suono che identifica lo schianto violento e straordinario tra due buchi neri giganteschi” è sorprendente perché “ne è venuto fuori qualcosa di inaspettato. Un magnifico cinguettio”. Questo è il tipo di prosa con la quale l’autrice ripercorre il cammino della scienza dell’ultimo secolo, fino ai nostri giorni. Ed è inquietante pensare che ciò che stiamo osservando è il nostro passato remoto. E dal nostro balcone possiamo guardare indietro nel tempo ma non fino all’origine, solo fino alla nascita della luce, 380.000 anni dopo il big bang, il fiat lux. Prima non c’è luce, solo buio impenetrabile, e lo stesso Sole, quando lo osserviamo, potrebbe non esserci più, l’immagine ha otto minuti di ritardo. Ma che cosa sono otto minuti rispetto ai più di 13.000 miliardi di anni luce che ci separano dalla nascita del nostro universo? Nostro nel senso che ci siamo anche noi, tutt’altro che al centro, ma ci siamo, e poi anche nel senso che potrebbero essercene altri, di universi. E nel cosiddetto nostro universo ci sono tante cose ignote, materia che viene definita oscura perché non riflette la luce, e anche energia che compare soltanto nelle equazioni matematiche.

Anche questo non è più del tutto vero: “Nel 1996, per la prima volta, si è potuta osservare una manciata di atomi di antidrogeno”.
Come si può notare, le date delle scoperte e delle osservazioni sono recenti, se non recentissime. Stanno cambiando le nostre conoscenze. Quasi ogni giorno. “Oserò / Turbare l’universo? / In un attimo solo c’è tempo / per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà”, scriveva Eliot agli inizi del ventesimo secolo (Prufrock e altre osservazioni). Turbare l’universo. Siamo qui per questo? Certo. Che altro potremmo fare? Tuttavia: “per poter interrogare il mondo, perché un punto di vista si allarghi a far entrare altro, c’è bisogno di curiosità, spregiudicatezza, ma è soprattutto il rapporto con la percezione dell’impossibile che fa la differenza” scrive Ersilia Vaudo.

A volte preferiamo (e lo preferiscono a volte persino le menti più illuminate), la zona di conforto delle convinzioni consolidate, le pigre consuetudini, ad esempio quell’essere di sesso maschile inscritto in un quadrato e in un cerchio, che pensa di essere al centro della Terra e del cosmo, ebbene oggi sappiamo che questa non è una buona geometria, è solo ingenua (e ideologica). Ma anche se non al centro, noi ci siamo.

Il libro si chiude con una citazione da una poesia di Wisława Szymborska: “Ieri mi sono comportata male nel cosmo. / Ho passato tutto il giorno senza fare domande, / senza stupirmi di niente”. Dunque siamo nell’avventura, perché non viverla, fingendo certezze che nessuno può dare?


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Scheda libro

Autrice: Ersilia Vaudo

Titolo: Mirabilis. Cinque intuizioni (più altre in arrivo) che hanno rivoluzionato la nostra idea di universo

Editore: Einaudi

Anno: 2023

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